Barbara Bonomi Romagnoli | Pink Bee Revolution
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Le api di Alessia Balucanti, le città edibili e le donne dei mieli

Balù, per assonanza ricorda Baloo, l’orso protagonista del Libro della Giungla, e come tutti gli orsi ghiotto di miele. A Roma, da qualche anno nel parco della Caffarella, ci sono invece “Le api di Balù”, alveari allevati da Alessia Balucanti, da cui viene il gioco di parole, e per fortuna sono insette fortunate e al riparo dagli orsi. Alessia Balucanti è apicultrice e tanto altro, come racconta con la sua voce bassa e profonda. Classe 1974, dopo studi classici e laurea in giurisprudenza si ritrova giovanissima in tutt’altro ambiente professionale. Vent’anni...

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L’inferno delle giornaliste

Leggere l’indagine realizzata da Alice Facchini per il periodico indipendente di giornalismo d’inchiesta IrpiMedia dal titolo Come ti senti? – che per la prima volta in Italia approfondisce il tema della salute mentale delle persone che lavorano come freelance nel settore giornalistico, con un focus specifico sull’impatto delle molestie e delle discriminazioni di genere – ha due effetti immediati sul pubblico femminile.

Il primo è il sentimento di appartenenza: molte di quelle testimonianze appartengono anche a noi lettrici, indipendentemente dall’essere o meno giornaliste. In secondo luogo, a colpisce il fatto che solo il 37% delle giornaliste intervistate ritenga che le molestie siano un rischio per il proprio benessere psicologico, anche se la percentuale sale al 59% quando si parla di discriminazioni legate al genere.

Narrazioni tossiche

A Roma, la notte dello scorso Natale, una donna è stata violentata e tenuta segregata fino al mattino dopo. A seguito della denuncia, l’uomo che ha compiuto il reato è stato arrestato. L’ennesimo caso di violenza efferata, alla quale è seguita la violenza della cattiva informazione giornalistica. Negli articoli usciti su Il Messaggero, Open, Voxnews – per citarne solo alcuni – abbiamo assistito al solito esercizio di cattiva scrittura e narrazione tossica della violenza, anche violando la deontologia professionale. A parte i nomi di fantasia, la cronaca ha riportato elementi presenti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, fra cui le parole pronunciate dalla donna durante le atroci ore della violenza subita. Ovviamente senza chiederle il consenso.

Chi era Laura Conti, la pioniera dell’ecologismo che abbiamo dimenticato

  • con Marina Turi

Lo sguardo in prospettiva, al di là dell’immediato, sia nello spazio che nel tempo, e la scrittura divulgativa di una scienziata come Laura Conti è quello che oggi manca. Infatti Laura non c’è. È morta il 25 maggio del 1993. Se fosse ancora qui tra noi oggi avrebbe più di cento anni, essendo nata il 31 marzo del 1921, a Udine, qualche anno dopo la fine della prima guerra mondiale, da una famiglia costretta a cambiare più volte città: da Trieste a Verona e poi a Milano, perché il padre di Laura era un antifascista. Lei, figlia unica, di quegli anni aveva un ricordo limpido, come scriveva nei suoi manoscritti: “La mia divenne una famiglia che si opponeva al mondo, disperata e molto sola”.

Wangari Muta Maathai, ritratto della signora degli alberi che cambiò la storia del Kenya

Il suo volto è dipinto o tratteggiato su molti Matatu che girano per Nairobi, i pulmini affollati ed economici che fungono da servizi pubblici nelle grandi città kenyane. Sono minivan dai colori sgargianti, nonostante alcune norme recenti li vorrebbero più sobri. E fra ritratti di cantanti, personaggi dei fumetti, un Cristo risorto e uno slogan politico, c’è anche lei: Wangari Maathai.

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